Fontane e Acque di Roma



L'arte dell'acqua dal XVI al XVIII

Fontane e Acque di Roma



L'arte dell'acqua dal XVI al XVIII

La Fontana delle Tartarughe 

 

 

La Fontana delle Tartarughe, nel ghetto ebraico romano, ha visto la partecipazione per la sua realizzazione di Della Porta e Bernini, al cui restauro nel 1658 si devono due aggiunte di fondamentale importanza: le quattro celebri tartarughe e l’apertura della bassa piscina a livello stradale con la finalità di rendere lo specchio d’acqua più invitante possibile, accompagnata dall’elegante ringhiera di ferro con funzione protettiva.

 

Muzio Mattei, non dando certo prova di democrazia, ottenne dalla Congrezione nel 1581 per decoro e utilità del suo palazzo, che la fonte progettata in piazza Giudia si facesse in piazza Mattei, impegnandosi in compenso a fare mattonare detta piazza a sue spese e tener pulita la fonte.

Il Della Porta si ispirò al tipo della fontana fiorentina, il Nettuno di piazza della Signoria, dove la parte scultorea ha la netta prevalenza su quella architettonica. Infatti, nella fontana romana, l’artista affronta il problema della compenetrazione dell’ornamento plastico con l’elemento naturalistico e architettonico, cosa tanto più difficile quando nella ornamentazione scultorea sia presente il corpo umano. Vediamo infatti che questo ultimo è sentito e reso secondo un tipo di organicità etica che dalla scultura fiorentina si ricollega direttamente a quella greca e la comunanza del materiale “nobile” usato, marmo e bronzo, ne è una delle riprove.

Il nudo colto ed eroico dei quattro “giovinetti” non ha alcuna funzione in comune con la conchiglia su cui poggia e in breve con l’ambiente marino-architettonico della fontana; il gusto naturalistico è ancora molto lontano, il bronzo risalto molto a scapito dell’elemento liquido e se non fosse per quella bassa piscina, d’acqua se ne vedrebbe ben poca. Poco più tardi, con l’aiuto del travertino e facendo altra versione del viso e del corpo umano, si raggiungerà  il pieno possesso di questo genere di fontana. La grande novità della fontana delle tartarughe è stata quella di aver trasportato un genere nato e perfezionato per ville e giardini privati - il caso di piazza Mattei è quasi quello di un cortile privato - proprio nel bel mezzo della città e nel modo più clamoroso, come saranno il Tritone, i Quattro Fiumi, Fontana di Trevi.

 

 

 

 

 

Le Fontane di piazza Farnese

 

 

Le antiche conche di granito grigio provenienti dalle terme di Caracalla, iniziarono nel 1466 le loro peregrinazioni quando papa Paolo II le collocò come ornamento in piazza S. Marco (ora piazza Venezia). Paolo III Farnese (1534-1550) ne trasferì una al centro della piazza antistante il suo palazzo detta allora piazza del Duca. Nel 1580 quando il Cardinale Alessandro Farnese penso di rinnovare la loro antica funzione di fontane - facendole alimentare dall’acqua Vergine da poco ripristinata, anche per uso del suo palazzo - anche l’altra vasca seguì la sorella; in piazza san Marco venne posizionata altresì “un’altra minore et alta trovata in una vigna presso Santo Lorenzo fuori delle mura”.

La scarsità dell’acqua Vergine peraltro, non permise di realizzare il sogno del cardinale Alessandro Farnese e solo il cardinale Odoardo nel 1621, una volta giunta l’acqua Paola a Roma, ne poteva acquistare quaranta once da Gregorio XV con le quali su disegno di Girolamo Rainaldi, faceva costruire due tra le più belle e caratteristiche fontane di Roma degnamente emule delle assai più celebri fonti gemelle di piazza Navona e di piazza San  Pietro. Forse per adempiere con maggiore comodità alla funzione d’allagamento occupano nella piazza due corrispondenti avvallamenti.

L’elemento liquido e architettonico si fondono in queste due fontane dove si colloca con disinvoltura il giglio Farnese. (Foto 1)

In Girolamo Rainaldi, architetto di queste fontane (1626), sentiamo rivissuta e maturata l’esperienza del primo fontaniere di Roma, Iacopo della Porta; dal travaglio manierista e dallo stile gesuita e prebarocco ha ormai conquistato se stesso nella libertà dell’appesantimento leggiadro dell’ornato. [continua...]